« Indietro | Un racconto dell’Happening di Lamezia Terme

12/11/2012

Un parco immerso nel verde, i volti di giovani pieni di speranza, un uomo attorno al quale si costruisce il senso della due giorni di Lamezia, Peppino Impastato, a cui è stato dedicato il parco sede dell'happening, una zona della città recentemente recuperata grazie all’affidamento alle cooperative sociali e associazioni del territorio che, riunite in una impresa sociale - Talìa - ne curano la manutenzione e l’animazione. E a una donna, Elinor Ostrom (la prima donna a ricevere il premio nobel per l'economia), che ha dedicato la sua vita ai beni comuni come stimolo a costruire un nuovo modello di società, ispirato a principi di legalità, capace di auto-organizzazione e di mettere in atto buone pratiche di gestione dei beni comuni.

Marina Galati e Antonello Rispoli della Comunità Progetto Sud hanno preso la parola e hanno presentato l’happening che è sbarcato per la prima volta in 13 anni a Lamezia Terme.
Accanto alle istituzioni, i protagonisti sono stati i giovani che hanno fatto impresa, che hanno puntato sullo sviluppo del proprio territorio, giovani che hanno parlato ad altri giovani e studenti: questo è stato il filo conduttore della prima mattinata di lavoro, condotta da Mattia Schieppati, caporedattore di Vita.

La prima esperienza è stata raccontata da Peppe Pagano, un ragazzo di Casal di Principe che, insieme ad altri ragazzi del suo quartiere, ha dato vita a “NCO Nuova cucina organizzata”, spiegando come si è riusciti a creare una pizzeria dentro un bene confiscato alla camorra – dove oggi, peraltro, trovano lavoro anche alcuni ragazzi disabili – e che hanno fatto della pizzeria il luogo di incontro del quartiere, luogo simbolo della possibile rinascita, considerando la ricchezza come risorsa non del singolo ma della comunità in cui vive il singolo.

A seguire l’esperienza di Massimiliano Capalbo di “Orme nel Parco”, un parco avventura sperduto nei boschi della Sila, a Zagarise, - senza acqua corrente, collegamenti telefonici, elettricità, a 30 km dal centro più vicino - una scommessa impossibile che, seppur senza contributi pubblici, ha attirato negli ultimi tre anni 50 mila visitatori. E molto importante è stato il messaggio lanciato da questa esperienza, che è quello di rifuggire da vittimismi e scorciatoie, rifiutare i luoghi comuni e puntare sulla propria determinazione e il proprio talento.

Poi l’esperienza del “Lanificio Leo” di Emilio Leo, dove il punto di forza è stato l’incontro tra tradizione e innovazione, tra la sapienza artigiana di un padre - titolare del più antico lanificio della Calabria - e l’intraprendenza di un figlio che non si è arreso alla convinzione comune che l’azienda fosse destinata alla dismissione, facendo diventare il lanificio un’impresa di punta del design tessile, oltre che premiato luogo di incontro delle tradizioni produttive di culture diverse. Tecnologie e manualità, telematica e ingranaggi si fondono in un ideale di innovazione fortemente radicata nella fisicità dei materiali.

E poi il racconto di Felicita Platania del “Centro Culture Contemporanee Zo Catania”, una fabbrica di cultura dentro un’antica raffineria di zolfo con aree polifunzionali per rappresentazioni artistiche, riunioni, seminari, spazi espositivi, bar caffetteria, internet point, area riviste culturali, che propone programmi culturali con cicli e rassegne di cinema, teatro e musica, spettacoli, laboratori, formazione, oltre ad ospitare convegni, conferenze e meeting aziendali.

E ancora l’esperienza di giovani che fanno impresa, giovani che si fanno promotori di un diverso modo di vivere, come Simone Luchessa di Fondazione Legambiente Innovazione, che ha presentato il progetto “Con stile cambio vita a Milano”, ovvero pochi semplici suggerimenti alla portata di tutti, piccole modifiche dei nostri stili di vita che possono generare grandi cambiamenti nella sostenibilità senza rinunciare a nulla e anzi riscoprendo aspetti piacevoli della propria vita.

Ed infine giovani che stanno iniziando la propria scommessa, come Teresa Crispino, che grazie ad un bando Miur ha realizzato una piattaforma informatica per sostenere i processi di innovazione sociale in Calabria.

Il pomeriggio è stato caratterizzato da una tavola rotonda a cui hanno partecipato esperti di sviluppo locale provenienti da varie regioni d'Italia che hanno contribuito ai lavori con il racconto delle esperienze di sviluppo locale e partecipazione civica messe in atto nei vari territori. Storie di comunità che si attivano, di istituzioni, cooperative, organizzazioni di terzo settore, imprese che trovano la strada per operare insieme e ottenere risultati altrimenti impensabili.
Mauro Perissini, del consorzio Il Mosaico di Gorizia, ha raccontato del Centro Ippico Preval, nato dall’impegno comune della cooperazione sociale - che ha investito oltre 800 mila euro nella sua realizzazione, grazie alla garanzia fornita da cooperative del consorzio - e dell’azienda sanitaria, che da decenni opera secondo il principio del “budget di salute”. Ciò significa che per ciascun utente viene definita una cifra utilizzabile su progetti terapeutici, abitativi, lavorativi, ecc., con flessibilità secondo un progetto personalizzato. Oggi il centro ippico dà occupazione e offre possibilità di terapie basate sul contatto con gli animali.

Ferdinando Barcellona ha raccontato YEPP, progetto che coinvolge numerose città italiane e di altre nazioni europee e, per Genova, l’esperienza raccontata, è quella del quartiere di Cornigliano, caratterizzato da una intensa presenza industriale oggi ridimensionata e meta di immigrazione straniera. YEPP ha coinvolto giovani ed abitanti in attività comuni dove la musica è stata il primo fattore unificante, cui si sono poi aggiunti laboratori dove giovani e amministratori locali si sono trovati a lavorare fianco a fianco sui problemi del territorio e poi incontri con gli altri giovani YEPP italiani ed europei.

A seguire il Patto sociale del Calatino, raccontato da Paolo Ragusa, un’esperienza singolare dove enti locali, cooperazione sociale, terzo settore e imprese del territorio si coalizzano per l’obiettivo comune di migliorare il sistema di protezione sociale del territorio, discutendo ad un tavolo comune le strategie da adottare, mantenendo una costante consultazione e cercando insieme risorse regionali, nazionali e comunitarie per dare attuazione agli obiettivi concordati. La particolarità di questa esperienza è di per sé unica: il fatto che il Patto vede come capofila la cooperazione sociale e che oggi si è dato uno strumento giuridico operativo stabile con la Fondazione di Comunità del Calatino Don Luigi Sturzo.

“Città che apprendono” è stato il titolo del secondo giorno di happening lametino. Dopo un'introduzione di Gianfranco Marocchi, presidente del consorzio nazionale Idee in Rete, che ha presentato alcuni esempi concreti di cambiamento, Giacomo Panizza della Comunità Progetto Sud ha sottolineato l'importanza del cambiamento di una città, che deve ritrovare quel senso di comunità che fa sentire legati gli uni agli altri e partecipi dello stesso destino. Solo così è possibile creare nuovi mondi possibili.

A prendere la parola Francesco Cicione che ha sottolineato l’importanza di mettere insieme le singole cose che accadono nella logica comune di fare comunità. Non esiste comunità se non c'è identità, reciprocità, fiducia e apertura.
Domenico Cersosimo dell’Università della Calabria ha evidenziato come sia complesso parlare di innovazione sociale, come scelta voluta e consapevole, che presuppone la convinzione della collettività di voler pensare al cambiamento.
Giulio De Petra ha poi spiegato che le nuove tecnologie devono essere usate se si ha la consapevolezza di quello che si sta facendo. Le tecnologie devono servire per aiutare a rafforzare le relazioni.
Infine, un utilizzo intelligente delle nuove tecnologie è quello portato avanti dalla Fondazione Ahref che, come raccontato Maurizio Teli, si occupa di creare piattaforme informatiche che favoriscono la creazione di identità e simboli condivisi.

Ad accompagnare la due giorni è stato il quintetto Salzburger Solisten, regalando due ore di musica di Schubert e Glazunov e dando un altro esempio dell’importanza di scommettere sulle giovani generazioni, visto che tre di questi cinque solisti di fama mondiale sono under 40, e dei risultati incredibili cui la passione e l'impegno possono portare.